Biologico e biodinamico: due termini con la stessa radice che rappresentano però modi diversi di intendere l’agricoltura. Facciamo luce su alcuni punti fondamentali per comprendere similitudini e differenze di questi due metodi che a volte tendiamo a confondere.
BIODINAMICO
In Italia si è fatta strada solo negli ultimi decenni, ma non tutti sanno che l’agricoltura biodinamica è nata molto prima dell’agricoltura biologica. Esattamente negli anni Venti del XX secolo per opera del filosofo e scienziato tedesco Rudolf Steiner, che fondò una nuova disciplina basata sull’interconnessione tra terreno e cielo. Secondo Steiner, la fattoria è un organismo in cui le relazioni tra gli elementi che la compongono ne permettono la sopravvivenza reciproca: e quindi tutti – contadini, animali e piante – devono concorrere a fertilizzare, nutrire e mantenere in salute l’intero ecosistema.
Oltre ai metodi più tradizionali dell’agricoltura, la biodinamica raccoglie e si fonda su un insieme di procedure e operazioni ispirate all’antroposofia, all’astrologia, che mischiano valori filosofici con credenze sulle influenze astrali, con elementi come l’omeopatia e con principi esoterici. I princìpi dell’agricoltura biodinamica sono la biodiversità e la rotazione delle colture, l’osservazione delle fasi lunari e dei cicli planetari nella semina e nella coltivazione, l’utilizzo di “preparati”, cioè compost biodinamici autoprodotti per la concimazione, e il divieto di utilizzare prodotti chimici.
Tornata in voga alla fine degli anni Quaranta, l’agricoltura biodinamica è regolata oggi dall’associazione Demeter, l’unica in grado di fornire un marchio commerciale ai prodotti ottenuti seguendo le linee guida dell’agricoltura biodinamica. Per concedere questo marchio i prodotti devono essere innanzitutto biologici e anche biodinamici.
In anni più recenti sono nate altre aziende che riconoscono e danno il marchio di biodinamico anche ad altri prodotti che non hanno come requisito essenziale quello di essere anche biologici.
BIOLOGICO
L’agricoltura biologica deriva dall’idea iniziale del biodicamico ma a differenza di quest’ultimo è regolata da norme approvate e aggiornate dall’Unione Europea che disciplinano la produzione, la distribuzione e la commercializzazione dei prodotti bio.
Questo tipo di agricoltura mira a ridurre l’impatto ambientale basandosi sulla produzione in maniera naturale e con i seguenti obiettivi:
- usare l’energia e le risorse naturali in maniera responsabile;
- mantenere la biodiversità;
- conservare gli equilibri ecologici regionali;
- migliorare la fertilità del suolo;
- mantenere la qualità delle acque.
Un prodotto agricolo biologico deve essere coltivato su terreni lontani da fonti di contaminazione, come autostrade e fabbriche, senza l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi come fertilizzanti, diserbanti e insetticidi; e, nel caso di prodotti di origine animale, deve provenire da bestiame nutrito con mangime non trattato chimicamente, senza l’uso di antibiotici, ormoni o altri stimolanti della crescita. Solo gli alimenti che rispettano questi paletti possono ottenere il bollino Bio ed essere venduti come tali.
Il metodo biologico inoltre si basa su canoni facilmente misurabili con un approccio scientifico, con criteri ben definiti sull’uso di determinati mezzi tecnici, l’adozione di certe pratiche colturali, la valutazione dei limiti dell’uso di determinati mezzi tecnici, l’adozione di certe pratiche colturali, la valutazione dei limiti dell’uso di certe sostanze, tutti elementi che possono essere documentati tramite osservazioni sperimentali.
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