Una recente pubblicazione ha indicato per la prima volta e su basi scientifiche che esistono differenze di valore nutrizionale tra carne convenzionale e carne biologica- Vediamo quali sono e perché sono così importanti.
Recentemente il numero di consumatori che si è avvicinato alla fascia degli alimenti biologici è cresciuto in maniera esponenziale. Negli ultimi 20 anni questo interesse non ha riguardato solo gli alimenti biologici di origine vegetale, ma anche quelli di origine animale.
La scelta del consumatore di acquistare alimenti biologici si basa sicuramente su una maggiore attenzione alla sicurezza dei prodotti, ma anche sul concetto di eticità e sostenibilità di tutta la catena di produzione.
In particolare l’attenzione riservata anche al benessere degli animali da parte dei produttori di prodotti biologici derivati dalle carni è fortemente apprezzata dal consumatore, che ritiene anche, e a ragione, che questi prodotti, in particolare se trasformati, siano più sicuri. Questa maggiore sicurezza è legata sia alle tecniche di allevamento (che escludono, ad esempio, la possibilità di utilizzo di farmaci se non in situazioni codificate) che a quelle di trasformazione, che prevedono l’utilizzo di un numero limitato di conservanti e additivi e comunque in concentrazioni inferiori rispetto ai prodotti convenzionali, quando non addirittura, in alcuni casi e ad opera di alcuni produttori, totalmente assenti.
Molti consumatori ritengono anche che i prodotti animali biologici abbiano un valore nutrizionale più elevato e che quindi contribuiscano maggiormente a condurre una dieta equilibrata e più sana. In realtà, i dati scientifici a riscontro di un maggiore valore nutrizionale degli alimenti biologici ed in particolare di quelli di origine animale, sono stati finora controversi e frammentati.
A questo riguardo, è stata pubblicata recentemente una revisione di tutti gli studi scientifici pubblicati prima del 2014 (rif. in calce al documento). Questa importante revisione permette di fare il punto circa le differenze tra prodotti convenzionali e biologici, almeno per alcuni nutrienti. In particolare, gli Autori di questa revisione hanno potuto effettuare una robusta analisi statistica relativa al contenuto di grassi nelle due tipologie di carni.
Nell’insieme, la carne biologica ha dimostrato di avere un maggiore contenuto di grassi polinsaturi rispetto alla carne tradizionale. Osservando separatamente i diversi tipi di carne è stato possibile verificare che queste differenze generali appaiono particolarmente accentuate considerando la carne di pollo e la carne suina.
Queste differenze compositive sono particolarmente importanti da un punto di vista nutrizionale. Infatti, tra le raccomandazioni fatte alla popolazione al fine di condurre un’alimentazione sana e corretta, quelle di ridurre il consumo di grassi saturi ed aumentare quello di grassi polinsaturi appaiono tra le più importanti, in particolare per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Gli Autori della revisione hanno calcolato che, sulla base del consumo medio di carne in Europa, la sostituzione della carne convenzionale con carne biologica potrebbe determinare un aumento del 17% dell’introduzione di acidi grassi polinsaturi.
Ancora più evidente sarebbe il vantaggio se si considera una particolare categoria di grassi polinsaturi, gli “omega-3”. L’efficacia preventiva di questi acidi grassi verso diverse malattie è oggi riconosciuta, al punto tale che esistono in commercio alimenti arricchiti con omega-3. Purtroppo la loro introduzione rimane ancora relativamente bassa. Ciò è legato al fatto che la principale fonte alimentare di omega-3 sono i prodotti ittici, il cui consumo è, in media, scarso. Da qui la raccomandazione di mangiare pesce 1-2 volte alla settimana. La sostituzione della carne convenzionale con carne biologica potrebbe determinare un aumento del 22% dell’introduzione di polinsaturi omega -3.
Quindi, la recente pubblicazione di questa revisione ha indicato per la prima volta e su basi scientifiche che esistono differenze di valore nutrizionale tra carne convenzionale e carne biologica, e che tali differenze, almeno per quanto riguarda i grassi, sono a favore di quest’ultima.
Nella revisione è stata verificata anche la tendenza ad un maggiore contenuto di minerali nella carne biologica. La variabilità tra i diversi prodotti è apparsa però elevata e anche per via del basso numero di studi pubblicati a riguardo è difficile trarre delle conclusioni. Questa revisione però dà una prima positiva indicazione.
La differenza tra carne biologica e convenzionale è spiegabile considerando la diversa mangimistica, ma anche il diverso modo di allevare gli animali ( in free-range) pare contribuire al miglioramento rilevato nella carne biologica. Poiché, pur nell’ambito del disciplinare biologico, esistono differenze sia nel tipo di alimentazione che nello stile di vita degli animali (es: numero di ore passate all’aperto), le differenze tra i diversi tipi di carne ed i diversi produttori sono apparse ampie e dipendenti anche dalla specie animale considerata. Ad esempio per gli animali monogastrici come il pollo o il maiale il libero pascolo sembra avere un maggiore effetto positivo sul contenuto di acidi grassi polinsaturi.
Attualmente si stanno svolgendo ricerche ricerche per stabilire le differenze tra carne convenzionale e biologica anche riguardo ad alcune sostanze, definite “bioattive”, che pur non essendo nutrienti sembrano avere effetti positivi sulla salute dell’uomo. Tra esse, ad esempio, l’acido linoleico coniugato, la carnitina e la carnosina.
In conclusione quindi: anche se le numerose ricerche e studi sulle differenze nutrizionali tra carne convenzionale e carne biologica sono ancora in una fase di definizione e valutazione, lo stato attuale delle conoscenze, comunque, sembra indicare un maggiore valore nutrizionale per la carne biologica, almeno per quanto riguarda alcuni nutrienti.
Per saperne di più:
Średnicka-Tober D et al.(2016) Composition differences between organic and conventional meat: a systematic literature review and meta-analysis. British Journal of Nutrition 115(6): 994-1011.
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